Chronica, Vol. 2, Núm. 2, enero-diciembre 2023, ISSN 2953-3376, pp. 120-141
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Don Carlo Evasio Cavalli SDB e Sant’Artemide Zatti*
Roberto Barberis
Profesor. Historiador
bfpba@tin.it
Nella circostanza della canonizzazione del Beato Artemide Zatti, coadiutore salesiano, è parso opportuno ricordare don Carlo Cavalli, sansalvatorese, amico e guida spirituale del giovane Artemide Zatti.
Le brevi note che seguono vogliono essere un piccolo contributo alla conoscenza della figura e dell’opera del sacerdote salesiano missionario in Argentina, un breve testo destinato soprattutto ai miei concittadini.
La vita di don Carlo Cavalli è esattamente divisa in due parti eguali, 34 anni dalla nascita alla partenza per la missione, poi altri 34 anni di servizio missionario. Pochi i documenti riguardanti il primo periodo, le memorie del periodo argentino lontane e pertanto non facilmente utilizzabili.[1] Nel corso di una mia visita all’Archivio salesiano di Bahía Blanca ebbi modo di visionare alcuni documenti e, fra questi, un fascicolo a stampa: Homenaje postumo al Padre Carlos Cavalli, pubblicato a Bahía Blanca nel 1918,[2] primo anniversario della sua morte. La fotocopia del medesimo letta oggi dal sottoscritto con attenzione mi ha spinto a fare memoria del nostro Padre Carlo. L’Homenaje infatti è una raccolta di brevi testi di ricordi, memorie, aneddoti a cura di un’intera comunità, Bahía Blanca: scritti di giuristi, avvocati, sacerdoti, docenti, giornalisti, politici ed altri, anche non cattolici, non credenti, tutti con l’intento di testimoniare la stima, l’affetto, la gratitudine nei confronti di don Carlo. Queste testimonianze di conoscenza diretta e di frequentazione costituiscono un interessante contributo alla biografia, il ricordo sincero e oggettivo del Nostro in terra di missione.
Don Carlo Evasio Cavalli, salesiano di don Bosco.
Archivio Storico Salesiano, Bahía Blanca
Carlo Evasio Cavalli[3] nacque a San Salvatore Monferrato, provincia di Alessandria, diocesi di Casale Monferrato, l’11 Novembre dell’anno 1849 da Martino e Giuseppa Camurati, buoni cristiani, contadini. Ebbe otto fratelli, tutti cristianamente educati. La famiglia era abbastanza abbiente:[4] il fratello Pietro e la sorella Emilia conseguirono il diploma di maestro elementare, Teresa (suor Emma in religione), nata nel 1852, si fece suora rosminiana e poi fu maestra d’asilo.
San Salvatore Monferrato
San Salvatore, adagiato su due ameni colli del Monferrato, nella seconda metà dell’800 era un popoloso borgo di circa 7000 abitanti quasi tutti occupati nell’agricoltura e il territorio era coltivato quasi per intero a viti. Vi erano due parrocchie: San Martino, la più popolosa e San Siro, a fine secolo fu eretta anche la parrocchia di Sant’Anna nella frazione di Fosseto. Don Camillo Boeri, parroco dal 1851 al 1903, fu un eccellente pastore di anime: soprattutto aiutò in ogni modo i giovani poveri ma desiderosi di proseguire gli studi indirizzandoli ai collegi iniziati da don Bosco, prima a Mirabello Monferrato, poi a Borgo San Martino. Altri ragazzi impararono un mestiere nelle scuole artigiane salesiane. Nell’Ottobre 1861 don Bosco aveva accompagnato, nel corso delle passeggiate autunnali[5], un centinaio di giovani dell’Oratorio attraverso i colli monferrini: San Salvatore e il Santuario della Madonna del Pozzo segnarono l’ideale conclusione della “passeggiata”. Era stato il parroco don Camillo Boeri ad invitare don Bosco che già conosceva e del quale era benefattore anche con l’acquisto e lo smercio dei biglietti delle lotterie che don Bosco periodicamente organizzava per finanziare le sue opere.
Don Bosco in preghiera al Santuario della Madonna del Pozzo.
Elaborazione fotografica di Gian Massimo Torra
Biglietto della lotteria del 1873 con la firma autografa di Don Bosco
Archivio Parrocchia dei Ss. Martino e Siro, San Salvatore Monferrato
Carlo Cavalli a dieci anni, nel 1859, fu tra i primi sansalvatoresi ad entrare nell’Oratorio San Francesco di Sales a Torino. Nel 1860 anche il fratello Pietro entrò nell’Oratorio, ma ne uscì l’anno successivo. (Deambrogio, 1975, pp. 434, 435, 438) Qui Carlo frequentò la prima ginnasiale, ma a causa della malferma salute dovette ritirarsi dall’Oratorio e continuò gli studi nel Collegio Nazionale dei Padri somaschi a Valenza. Ristabilitosi, chiese ed ottenne di essere ammesso nel Collegio Salesiano di Mirabello dove concluse con lode gli studi ginnasiali. Attratto dal carisma di don Bosco tornò a Torino-Oratorio dove vi fu ascritto e il 30 novembre 1878 rivestì l’abito chiericale nella chiesa di Maria Ausiliatrice. Dopo il noviziato emise i voti perpetui nel 1879, indi il corso di filosofia, poi teologia nel 1881 nel Collegio Valsalice dove fu prima assistente poi insegnante. Nel 1883, quando si trovava nella Casa salesiana di Alassio, il 10 Marzo sabato sitientes,[6] in Albenga, fu ordinato sacerdote da mons. Filippo Allegro. Celebrò la sua prima S. Messa a San Salvatore Monferrato, sua patria, dove tornò ancora il 9 settembre.
Nella memoria della salesianità locale[7] si ricorda che nel Febbraio 1898 giunsero a San Salvatore tre figlie di Maria Ausiliatrice per dedicarsi all’Asilo infantile ed iniziare il laboratorio femminile, l’oratorio e le prime classi delle scuole elementari. L’anno successivo 1899 altre quattro Figlie di Maria Ausiliatrice, su richiesta del medico Giuseppe Barco, iniziarono il servizio infermieristico nell’Ospedale Santa Croce. Quindici furono i sacerdoti ed i coadiutori salesiani originari di San Salvatore fino ad oggi, quarantatre le Figlie di Maria Ausiliatrice.[8]
Don Carlo, desideroso di farsi missionario, col permesso dei superiori e la benedizione di don Bosco, il 14 Novembre 1883[9] si imbarcò da Marsiglia per l’Argentina sul piroscafo Bearn. Guidava la spedizione don Giacomo Costamagna[10] unitamente a 20 salesiani e 12 Figlie di Maria Ausiliatrice. A Buenos Aires venne destinato alla parrocchia di S. Giovanni Evangelista nel difficile quartiere della Boca,[11] poi ad Almagro nella parrocchia di S. Carlo e collegio Pio IX, infine alla chiesa degli italiani Mater Misericordiae. Successivamente nel 1887 fu inviato al collegio e parrocchia N.S. del Rosario di Paisandù, nell’Uruguay, coadiutore del parroco: qui ebbe modo di manifestare tutto il suo zelo, la sua carità nei confronti dei più poveri e degli ammalati.[12] Nel 1890 l’arcivescovo di Buenos Aires, mons. León Federico Aneiros, [13] tramite mons. Giovanni Cagliero, affidò a don Michele Borghino e a don Cavalli la parrocchia di Bahía Blanca. La chiesa e la parrocchia si trovavano in uno stato di abbandono molto triste. I sacerdoti precedenti erano stati costretti dalla violenta ostilità dei nemici della Fede a rinunciare. Furono collaboratori di don Carlo Cavalli e di don Borghino energico e autorevole direttore del collegio Don Bosco, il catechista José Maria Brentana e il coadiutore Carlos Rossetti. Bahía Blanca era stata fondata nel 1828 nel tempo dal dittatore Juan Manuel de Rosas che così aveva decretato e ordinato: “che tutte le donne, che dopo certa ora, fossero trovate a girovagare per le vie di Buenos Aires, fossero detenute e mandate a Bahía Blanca con i soldati della guarnigione, così fu fatto e così si fondò Bahía Blanca”[14]. La popolazione nel censimento del 1881 ammontava a 3201 unità, nel 1895 era aumentata a 14238 abitanti.
Fra il 1880 e il 1914 una enorme massa di immigrati approdò a Bahía: serviva molta mano d’opera per la produzione e l’esportazione della carne e dei cereali. Gli immigrati italiani erano in maggioranza e ben si integrarono nella società bahiense. Seguendo le raccomandazioni di don Bosco i salesiani si occuparono subito degli immigrati italiani, soprattutto dei giovani. Sul fronte opposto la massoneria e gli anticlericali erano ben inseriti nella politica locale, nel sistema educativo e nel giornalismo. Lo scontro con i salesiani fu violento, non solo attraverso la stampa locale ma anche con manifestazioni nella città. L’azione di anarchici, socialisti e massoni prese forma e degenerò in violenze: durante una processione don Carlo venne colpito alla fronte da un sasso; dal Comune, sulla piazza centrale di Bahía, si arringava la folla con violenti discorsi, i salesiani dalla parte opposta facevano suonare le campane a stormo per disturbare... Il padre Michele Borghino abile polemista cercava di contrastare l’azione della massoneria attraverso la predicazione e la stampa, però dalla parte avversaria sempre si aizzava il confronto violento.
Importante l’arrivo di alcune suore di Maria Ausiliatrice che iniziarono un collegio per le ragazze nel 1890.
Nel Gennaio del 1891 venne fondato il Circolo Cattolico degli Operai di Bahía Blanca[15]; nel maggio dello stesso anno la parrocchia iniziò a stampare La Prensa[16] con articoli di M. Borghino, L. Barbara e R. Estevez Cambra.
Nel 1894 vennero aperti chiesa e collegio di N.S. della Pietà. Lentamente anche la forte contrapposizione fra chiesa e massoneria, compresi anche i “garibaldini e tragacuras” italiani venne scemando per iniziare un periodo di civile convivenza. Il nostro don Carlo Cavalli fu sempre presente e attivo, secondo il suo temperamento, seguendo l’insegnamento del suo santo Maestro, don Bosco. Obbedienza e umiltà unite a grande carità e giovialità furono le sue principali linee di condotta.
Il saluto che rivolgeva a quanti incontrava era “santo hombre de Dios”. Queste parole si possono ben applicare alla sua persona come in effetti venne fatto dal popolo bahiense alla sua morte. Nelle lettere di don Paolo Albera e di don Calogero Gusmano[17] inviate al rettor maggiore don Rua a Torino negli anni 1900-1903 nel corso della loro visita alle case salesiane delle Americhe, solo incidentalmente si parla di don Cavalli, non un solo cenno alla sua attività pastorale.[18]
Fu a Bahía Blanca che don Cavalli si fece tutto per tutti: sacerdote, fratello, amico. Dal 1890, per 23 anni fu prima collaboratore, poi parroco della chiesa di “Nuestra Señora de la Merced”.
Gli anni da lui trascorsi a Bahía Blanca nella storia della città costituirono il periodo di maggior contrasto sociale e violenza contrassegnato da rivolte, scioperi, scontri, anche alluvioni ed epidemia di colera! Don Carlo fu sempre presente nel portare conforto alle famiglie nel dolore, nella povertà e nella tribolazione, raggiungendo le più lontane case della città camminando, visitando e confortando quanti si trovavano sul suo cammino.
Fu promotore della costruzione della nuova grande chiesa ora cattedrale e di molte opere parrocchiali. Affrontando con tanta sofferenza ed abnegazione un ambiente fortemente contrario alla chiesa, massonico e anticristiano, padre Carlos a poco a poco riuscì a conquistare la stima e l’amicizia della popolazione. Bisognerà aspettare il 1918, primo anniversario della sua morte, per poter leggere attraverso l’Homenaje postumo, le testimonianze di gratitudine e stima di un’intera città nei confronti del sacerdote obbediente, umile, buono e fedele figlio di don Bosco. La sua parola, il suo insegnamento, la sua carità soprattutto verso gli ammalati erano già nelle anime e nei cuori di tutte le persone che aveva conosciuto, amato, beneficato.
Chiesa di N. S. de la Merced.
Archivio Storico Salesiano, Bahía Blanca
Fra i tanti giovani che don Carlos Cavalli incontrò, di cui fu amico e fidato consigliere, merita un posto particolare Artemide Zatti.[19] Terzo di otto fratelli figli dei contadini Luigi e Albina Vecchi, Artemide nacque a Boretto nel 1880. Costretta dalla povertà, la famiglia Zatti, agli inizi del 1897 emigrò in Argentina e si stabilì a Bahìa Blanca. Il giovane Artemide frequentando la parrocchia retta dai Salesiani, trovò nel parroco don Carlos Cavalli, un salesiano umile, allegro, un amico e poi confessore e direttore spirituale. Artemide si occupava della sacrestia, della chiesa, accompagnava don Carlos a visitare gli ammalati. Ammirando quotidianamente la carità dello zelante parroco nacque in lui la vocazione alla vita consacrata. Fu don Carlos ad orientarlo verso la vita salesiana nell’Aspirantato di Bernal (Buenos Aires) dove assistendo un giovane sacerdote affetto da tubercolosi, ne contrasse la malattia. L’interessamento paterno di don Carlos Cavalli fece sì che scegliesse per lui la Casa salesiana di Viedma dove curarsi, invece di Junin de los Andes: a Viedma c’era un clima più adatto e soprattutto un piccolo ospedale missionario con un bravo infermiere salesiano che in pratica fungeva da “medico”, Padre Evasio Garrone.[20] Artemide fece voto a Maria Ausiliatrice: se fosse guarito si sarebbe dedicato per tutta la vita agli ammalati. Miracolosamente ristabilitosi, adempì la promessa. Si dedicò all’ospedale, occupandosi della farmacia, ma poi, quando nel 1911 morì Padre Garrone, divenne l’unico responsabile dell’ospedale. Quale vicedirettore ed esperto infermiere era stimato da tutti gli ammalati e dagli stessi sanitari. Il suo servizio non si limitava all’ospedale, ma si estendeva a tutto il territorio: in caso di necessità accorreva ad ogni ora del giorno e della notte, con qualunque tempo, raggiungendo in bicicletta le case più povere della periferia e facendo tutto gratuitamente. La sua fama d’infermiere santo si diffuse per tutto il Sud e da tutta la Patagonia gli arrivavano ammalati: non era raro il caso di infermi che preferivano la visita di Zatti a quella dei medici. Egli svolse un’attività prodigiosa con abituale prontezza d’animo, con eroico spirito di sacrificio, con distacco assoluto da ogni soddisfazione personale, senza sosta e riposo. Si spense a Viedma il 15 marzo 1951 in concetto di santità, circondato dall’affetto e dalla gratitudine di tutta la popolazione. Nel 1980 si aprì a Viedma il processo apostolico per la causa di canonizzazione. Il 14 aprile 2002 il Papa Giovanni Paolo II lo ha proclamato Beato. Nel 2022, il 9 ottobre, a Roma è stato dichiarato SANTO da Papa Francesco.
Artemide Zatti.
Da salesianfamily.net
Lettera di don Carlos Cavalli ad Artemide Zatti (Archivio Salesiano di Bahía Blanca)[21]
Viva Gesù, Giuseppe e Maria Bahía Blanca – Gennaio 27 del 1902
Signor D. Artemides Zatti, alunno e prete in fieri della Sacra Famiglia, Bernal
Mio molto amato Artemide, Solamente ora riscontro la tua lettera non avendolo fatto prima essendomi giunta durante i Santi Esercizi, e in quella circostanza, per non profanare un tempo tanto importante, la posi fra la corrispondenza dicendo fra me e me…. risponderò…! e così passarono diversi giorni che manco mi ricordavo di tale dovere e questa mattina mi capitò fra le mani come caduta dal Cielo e prorompendo in un ahimè! Mi pongo in tutta fretta a compiere il mio dovere inviandoti con la presente il certificato della tua inattaccabile condotta. Ai tuoi buoni e santi Genitori e altri parenti ho comunicato la tua richiesta prevenendoli che era un buon indizio, e che senza dubbio, ciò era richiesto dal tuo veneratissimo Superiore per assicurarsi se tu fossi stato degno di vestire il sacro abito. Immaginati i tuoi buoni genitori spargere a profusione lacrime di santa gioia!!! Che così sia: sono i miei voti e che tu abbia a far sì che siano una vera profezia e non una menzogna, ecco il mio augurio. Ricordati che initium sapientiae est timor Domini.
Da parte dei tuoi amati genitori, fratelli e sorelle ti invio i più affettuosi saluti e tu non dimenticarti di pregare per loro e per questo tuo Padre Carlos E. Cavalli C.V. Ti raccomando di baciare una e mille volte la mano consacrata del tuo Veneratissimo Direttore il mio indimenticabile compagno P.Bart.Molinari[22] – altrettanto a tutti quelli che si ricordano di me.
Lettera di don Carlos Cavalli al Rev. Direttore dell’Aspirantato salesiano di Bernal (Archivio Salesiano di Bahía Blanca)[23]
Viva la Sacra famiglia e tutti i suoi devoti Bahía Blanca – Gennaio 27, 1902
Il sottoscritto dichiara che il giovane Artemide Zatti durante gli anni di residenza in questa città di Bahía Blanca e quale fedele di questa Parrocchia di Nostra Signora della Mercede, ebbe una condotta inattaccabile, e ancora, laborioso, economo, modesto , umile, obbediente, zelante per la gloria di Dio dichiarandosi cattolico in pubblico e in privato, frequentando i Santi Sacramenti con tanta devozione essendo di esempio a quanti lo osservavano, infine potendosi dire a tutti qui c’è un secondo S. Luigi; spero che lo sarà ancora, però se per disgrazia così non avvenisse, dobbiamo dire che il maledetto diavolo fece cadere i cedri del Libano e pure il mio povero Artemide, però non si deve disperare, ritorni con fiducia al misericordioso Signore similmente a S. Pietro in lacrime.
Sac. Carlos E. Cavalli, Parroco Vicario
Don Carlos Cavalli in queste due lettere presenta il ritratto morale di Artemide Zatti, già salesiano nell’anima. E’ la realizzazione degli insegnamenti di don Bosco attraverso “Il giovane provveduto” pubblicato in prima edizione nel 1847.
Il riferimento a San Luigi Gonzaga come modello di santità giovanile è programma di vita cristiana per servire il Signore e stare sempre allegri. Per cinque anni Artemide fu al fianco di don Carlos inizialmente con la famiglia quale assiduo parrocchiano poi “collaboratore laborioso, economo, modesto, umile, obbediente, zelante” come conferma don Carlos. Testimoniare la propria Fede con la carità in ogni momento ed in ogni luogo fu la via percorsa da Artemide Zatti verso la santità.
Il Maestro è sempre don Bosco, poi don Carlos Cavalli, amico, consigliere fidato pur nel turbinio di una società violenta e antireligiosa, la guida del Padre buono seppe segnalare il cammino della gioia e della santità.
Un prezioso ricordo di don Carlo Cavalli
Tempo fa tra varie carte e libri della Arciconfraternita della SS.ma Trinità ora custoditi nell’Archivio della Parrocchia dei Ss. Martino e Siro in San Salvatore Monferrato rinvenni un quadretto con una fotografia formato cm. 17 x 25, totalmente illeggibile causa la polvere ultracentenaria! Con ogni cura smontai il quadretto e con grande mia sorpresa scoprii una bella fotografia e, sul retro, una dedica che trascrivo e pubblico.
Al zelantissimo Priore, capo Cantore Giep Giambrin e carissimi confratelli dell’Arciconfraternita della SS. Trinità in San Salvatore Monferrato invio il presente perché nel Canto del Santo Uffizio vi ricordiate di me vostro antico confratello Sac.te Carlo E. Cavalli che da queste terre selvaggie d’america sempre si ricorda di voi tutti. Vostro af.mo patriotta Sac.te Cavalli E. Carlo Vicario della Parrocchia della Vergin Santa della mercede. Bahía Blanca /America del Sud/ Provincia di Buenos Ayres. Buone Feste Natalizie Buon Fine e miglior principio con tutte le Benedizioni del Bambino Gesù. 1897
La fotografia ritrae don Carlo Cavalli con undici uomini probabilmente membri di una confraternita di cui si possono intravvedere gli stendardi. Fotografo Baroja & Cia- Bahía Blanca.
Il Priore e capo cantore cui è destinata la foto è Giuseppe Giambruno, sansalvatorese come don Carlo Cavalli che ci ricorda che anche lui fu membro della confraternita come già suo padre Martino nel 1827. Don Cavalli dalla missione non tornò mai in Italia e commovente è il ricordo per i suoi amici confratelli, sottoscrivendosi “patriotta” a confermare il non mai dimenticato affetto per la sua terra e i suoi compatrioti! “…da queste terre selvaggie d’america…”
E’ opportuno ricordare che solo nel 1895 Bahía Blanca venne riconosciuta come città e contava circa 15.000 abitanti in prevalenza emigrati italiani cui don Carlo predicava in lingua italiana. Era stata fondata nel 1828 dal col. Ramón Estomba con lo scopo di creare una difesa agli attacchi degli indios. La ferrovia che la collegava con la capitale Buenos Aires e la toglieva dall’isolamento fu inaugurata nel 1884.
Don Carlos Cavalli al centro con alcuni uomini di una Confraternita.
Archivio Parrocchia dei Ss. Martino e Siro, San Salvatore Monferrato
Homenaje Postumo al Padre Carlos Cavalli.
Archivio Storico Salesiano, Bahía Blanca
Dall’ “Homenaje Postumo al Padre Carlos Cavalli”[24]
Bahía Blanca, 1918
Domenico Milanesio, sacerdote salesiano, decano dei missionari salesiani in terra Argentina.
Sparse a piene mani i benefici del suo zelo illuminato, fu maestro dell’ignorante, consolazione degli afflitti, gioia del moribondo. Pertransit benefacendo.
Padre Carlos Pesce, parroco salesiano
Veramente i suoi funerali furono un plebiscito di affetti, tutta Bahía Blanca fu presente alla camera ardente, non si esagera nel dire che la sua morte portò il lutto in tutte le famiglie, per un uomo tutto carità e filantropia. Persino il sorriso del suo volto era trasparente e luminoso. Bahía Blanca conosce ciò che è e significa il sacerdote cattolico nella persona del Padre Carlos.
Albino Formaini, parroco
La sua grande popolarità aveva il suo fondamento nella bontà del suo carattere segno distintivo del degno e virtuoso sacerdote. Per gli immigrati italiani fu la personificazione del parroco lasciato all’abbandonare il suolo patrio, le case, i villaggi, i vigneti. Benediva le loro case, gli oggetti che gli portavano, li consigliava come superare le loro preoccupazioni. Predicava settimanalmente in italiano ricordando il paese, i vigneti, le feste della chiesa lontana…
Da Arte y Trabajo
Nei momenti di gioia la sua presenza accresceva la felicità e quando il dolore bussava alla porta la sua parola era balsamo e consolazione, sollievo ad ogni afflizione.
Dr. Juan Antonio Argerich, Giurista
Buon pastore dell’ anima, anima di immacolato candore.
Antonio Infante, giornalista de El Siglo
Aiutò a vivere la vita ai suoi simili, era virtuoso, perché era buono, con la semplice bontà delle anime pure.
Ernesto Parral, imprenditore immobiliario
In un mondo in tumulto lui appare tranquillo, semplice, sorridente, ci viene incontro con una espressione gentile e ci ricorda il nostro dovere di buoni cristiani.
Francisco C. Cordero y Urquiza, giornalista, scrittore e poeta
Fu esemplare per il credente, artefice del tempio e apostolo della fede.
Eduardo Bambill, avvocato, radicale, Sindaco di Bahía Blanca
Attraversò la tempesta della furiosa lotta delle passioni e dei forti egoismi del nostro tempo discorde e agitato senza una sola espressione di stanchezza, di lamento, senza una debolezza.
Juan F. Canata, fondatore del Barrio Villa Mitre, Bahía Blanca
Come parroco ha fatto tanto bene, questo lo sa tutta Bahía, era un altruista che compiva la sua missione con mansuetudine, equilibrio ed equanimità.
D. Cabello
Benemerito della città in una epoca in cui l’ambiente sociale e la sua missione imponevano sacrifici anche con pericolo della vita.
Victor Morera Sobrè, giornalista
Corpo di uomo con anima di bimbo! Il miglior omaggio di noi che fummo suoi alunni sarà quello di proseguire sulla via del bene da lui indicata.
R. F. Singulany
Aveva il medesimo atteggiamento per tutti, poveri e ricchi, la sua presenza nelle famiglie nei momenti tristi era sempre richiesta in quanto era capace di infondere speranza e calmare i cuori angosciati.
Domingo Pronsato, ex studente salesiano
Il Padre Carlo non faceva parte del corpo docente del Collegio però fra i bambini riscuoteva una unanime simpatia, era come il buon pastore di un gregge turbolento!
Eduardo F. Tunon, avvocato
Il Padre Cavalli fu parroco per oltre vent’ anni, collaborò all’erezione della nuova chiesa, fondò e diresse importanti istituti di beneficenza. Quando nel 1913 i salesiani lasciarono la parrocchia fu per P. Cavalli il giorno più triste della sua vita, venne inviato a Patagones e la sua partenza fu un dolore grande per tutta la popolazione specialmente per le classi povere, per le famiglie umili dove regna la miseria. Queste famiglie avevano sempre ricevuto dal Padre Cavalli protezione affettuosa e paterna.
José M. Leonelli, Parroco e Vicario foraneo a Rosario Tala (Entre Ríos)
La chiesa parrocchiale di Bahía Blanca giammai si potrà separare dal nome di Padre Carlos che fondò e diede inizio al grandioso monumento.
Mariano Ferro
Aveva bisogno di denaro per la chiesa? Lo raccoglieva anzitutto fra le persone di idee contrarie, gli israeliti, fra i turchi addirittura, ciò grazie al suo savoir faire era in pace e armonia con guelfi e ghibellini, con anarchici, autocrati, democratici….con i fratelli della loggia e gli intransigenti ! Sapeva amare molto, tanto il credente come il non credente. Tutti ricevevano il suo saluto: Sant’uomo di Dio!
Dr. Martin J. Esandi, giudice federale, avvocato
Dal primo momento che giunse a Bahía Blanca fino agli ultimi giorni non cessò mai di diffondere il santo Vangelo, con parole semplicissime al fine che anche il più umile operaio comprendesse e interiorizzasse le verità della Fede. Quasi quotidianamente visitava le case dei poveri portando aiuto materiale e insegnando con la parola e l’esempio la vera morale cristiana.
Enrique Sanchez Rubio
Era un Santo! Una voce sola sale dal popolo bahiense: Era un Santo!
Ovidio Martinez
Dedicò tutto se stesso senza riposo e sosta al compito di fare il bene per il bene stesso. Tutti i sofferenti ebbero la sua parola di consolazione, tutte le case dove entrò la disgrazia lo videro poi entrare come messaggero celeste della buona Novella: il dolore non è fine a se stesso quando lo si sopporta e lo si offre al Signore.
Estanislao G. Maiz
Fu il Padre Carlos un eroe silenzioso che non pretese né sperò benefici sulla terra, lottò con determinazione contro le contrarietà accettando il principio che il mondo deve essere governato con bontà e serietà, principio che P. Carlos seppe ben interpretare con la scienza pratica dei santi in modo che il suo apostolato coinvolse tanto l’incolto quanto il filosofo. L’elogio di questo santo sacerdote dovrebbe scriversi più con il cuore che con la penna.
Dr. A. B. Bonel, avvocato
Umiltà – Modestia – Carità. Quest’uomo semplice e umile che senza ostentazione e senza ambizione di titoli e onori percorse per circa trent’anni le poco attrattive vie della città dimostrò ai vicini e ai lontani che riuniva in sé le tre eccelse virtù: umiltà, modestia e carità.
J. Avanza
La tolleranza che ha un gesto amichevole per la stessa offesa, la tolleranza virtù propria dei grandi e autentici pastori di anime, la medesima tolleranza che sapeva sorridere di fronte al peccato più brutto per facilitare il pentimento.
José Joaquin Esandi, memorialista
P. Carlo Cavalli buono, generoso, lavoratore costante e esemplare, sacerdote zelante e esemplare. Con le sue parole piene di pietà e di carità quante lacrime seppe asciugare! E quante anime seppe guidare nel cammino del dovere e della virtù!
Domingo N. Perez, salesiano
Trascorse la sua vita circondato da un’aureola di simpatia: giustamente lo si ricorda così: Non ebbe nemici. Con la scia luminosa della sua traiettoria scrisse una pagina aurea negli annali della nostra amata congregazione e spero che la sua anima generosa veglierà sugli amici dai sereni luoghi della certa immortalità.
Josè M. Garofoli, sacerdote salesiano
In ogni famiglia il Padre Carlo è stato un amico e oggi ha in ogni cuore un monumento di gratitudine. Certamente un santo in più in cielo e uno in meno sulla terra.
Don Carlos Romeo Marelli, sacerdote salesiano
Ecco un sacerdote dei più filantropici che operano il bene senza guardare a chi. A Río Colorado, Juan de Garay, Pichi Mahuida, Fortín Uno, Stroeder, Fortín Mercedes, Mayor Buratovich, Teniente Origone, ecc. il padre Carlos è ricordato con affetto e vivrà nel cuore dei tanti che videro in lui il modello del sacerdote cattolico, l’amico e protettore del povero, il consolatore dell’afflitto, il compagno dei bimbi.
Nicolas Mac Cabe, sacerdote salesiano
Era in una parola il buon pastore fra il suo amato gregge.
R. Estevez Cambra, giornalista e scrittore de El Siglo Ilustrado de La Plata, 1904.
Iniziò il suo apostolato con i bambini, li invitava a giocare prima della Messa, a vedere il teatro dei burattini gestito dal chierico J. M. Brentana e li gratificava con caramelle e dolcetti; i bambini stessi soddisfatti e contenti furono i grandi propagandisti fra i loro amici e, dopo i bambini, vennero anche i genitori! Predicava con un linguaggio semplice come semplice era il linguaggio degli Apostoli… Facendo una piccola deviazione al mio viaggio andai a visitare il P. Carlos nella Casa salesiana di Junin de los Andes. Padre Carlos era persona amica fin dalla mia infanzia e successivamente fummo sempre in relazione e confidenza. Fui impressionato per la povertà della casa e della mensa, poca pasta e un’insalata di cicoria. Il buon Padre mi spiegò che le risorse erano molto scarse, “i bambini del collegio appartengono a famiglie molto povere, fra queste alcune di indios e oltre l’educazione e l’istruzione ricevono anche i nostri alimenti e gli aiuti che possiamo offrire. Viviamo della carità pubblica e dell’aiuto delle altre case della nostra congregazione, coltiviamo anche un piccolo orto… e così trascorre la nostra vita su questa terra. Volentieri abbandoneremmo queste gelide solitudini, le inclemenze di questa piccola Siberia, le missioni della Cordigliera: la nostra speranza però è l’altra vita, quella oltre la tomba, la gloria del Paradiso… E’ così bella! Perciò soffriamo con rassegnazione e persino con piacere”.
Dal giornale Bahía Blanca
Uno dei caratteri più salienti di questo degno e caritatevole sacerdote era la sua carità nei confronti degli operai, mostrandosi così tanto socialista nella vera portata della parola come molti di quelli che professano il credo di Marx.
Dr. Pascual Paesa, sacerdote salesiano
Quando giunse Padre Carlos a Bahía Blanca il 19 marzo 1890, la prima volta che tentò una processione con la statua di N.S. de la Merced dovette tornare in fretta dentro la chiesa: volgari insulti, fischi, beffe lo costrinsero a rientrare, il parroco non doveva apparire in pubblico! Padre Carlos vinse facendo il bene senza altra arma se non il suo cuore! Si calcola che amministrò 32.000 battesimi e benedisse 5.000 matrimoni. Migliaia gli ammalati consolati e migliaia di fedeli morti nella Grazia del Signore. I fedeli che oggi pregano nella cattedrale e ascoltano il suono delle campane ricorderanno davanti al Signore il più grande Parroco. Parroco per 35 anni. La sua memoria è in gratitudine nel cuore di tutta la cittadinanza. Il suo ricordo nella preghiera sulle labbra di tutti i fedeli.
Referencias bibliográficas
1. Albera, P. y Gusmano, C. (2000). Lettere a D. Giulio Barberis durante la loro visita alle case d’America (1900-1903). Roma, Italia: LAS.
2. Barberis, R. (2011). Da San Salvatore al mondo: sei missionari nel Novecento. In a cura di E. Dezza e F. Prevignano, San Salvatore Monferrato, percorsi tra arte, storia e cultura. San Salvatore, Italia: Comune di San Salvatore.
3. Deambrogio, L. (1975). Le passeggiate autunnali di d. Bosco per i colli monferrini. Castelnuovo don Bosco, Italia: Istituto salesiano Bernardi Semeria.
4. Desramaut, F. Vita de Don Michele Rua, Primo successore di Don Bosco. Roma, Italia: LAS.
5. Entraigas, R. A. (1953). El pariente de todos los pobres. Buenos Aires, Argentina: Editorial Don Bosco.
* Nota del editor: este texto fue publicado previamente con formato de libro en San Salvatore Monferrato, Italia, en el año 2022. Su reproducción en la revista, que se realiza con las adaptaciones necesarias de acuerdo a las directrices para los autores, ha sido autorizada por la Comuna de San Salvatore Monferrato, promotora de su primera edición.
[1] Il Sindaco Corrado Tagliabue ed il Parroco Gabriele Paganini non hanno lesinato disponibilità e tempo al fine di facilitare la ricerca dei non molti documenti presso gli archivi di competenza. Un cordiale grazie alla Lic. Prof. Pamela Alarcon, responsabile dell’Archivio Salesiano di Bahía Blanca, per il fondamentale aiuto nella ricerca e nell’invio delle copie dei documenti riguardanti la vita e l’opera di don Carlo Cavalli sdb in Argentina, Bahía Blanca. Un ringraziamento sentito al Rev. Don Petr Zelinka sdb direttore dell’Archivio centrale salesiano di Roma e a Don Diarra Bertin sdb per la ricerca di diverse notizie nello stesso archivio. Un sentito grazie alla rev. Suor Benedetta Lisci ed al Rev. Padre Ludovico Maria Gadaleta, per le informazioni relative a suor Emma Cavalli. Suor Paola Cuccioli FMA di Nizza Monferrato mi ha comunicato altre informazioni. Un pensiero di gratitudine alla dott. Elena Amisano della Biblioteca Comunale e a Benedetta Alarcon Barberis per l’assistenza informatica e a Silvana per la pazienza, comprensione e sostegno per tutto il percorso della stesura di questo breve saggio.
[2] Fondo. 4. Cavalli, Carlo.
[3] Archivio Parrocchia San Martino (APSM) Libri dei battezzati, matrimoni, morti. Libro Stato della popolazione 1872. Archivio storico del Comune di San Salvatore Monferrato (ACSS), Registro popolazione 1858, n. 75. Alcune notizie su don Carlo Cavalli e altri salesiani sono state dedotte dalle carte mortuarie.
[4] La famiglia possedeva terreni in regione Valdolenga e Squarzolo e la casa di proprietà.
[5] Cfr. Barberis (2011, p. 107 s.).
[6] Nota del editor: se refiere al sábado de la cuarta semana de Cuaresma, famoso en la antigüedad, en el tiempo del Catecumenado.
[7] Cronaca manoscritta dell’Istituto San Giuseppe delle FMA in San Salvatore Monferrato, ora in Archivio FMA, Quaderno N° 1. Isp. Piemontese M. Ausiliatrice, Torino.
[8] Di seguito i nomi dei sacerdoti e coadiutori con le date di nascita e morte: Cavalli Carlo 1849-1917; Caroglio Martino 1864-1953; Spriano Giuseppe 1876-1956; Spriano Evasio 1881-1972; Guarona Giovanni 1887-1961; Masoero Bernardo 1902-1987; Amisano Leandro 1902-1929; Masoero Luigi 1920-2006; Donadeo Mario 1917-1993; Ferraris Del Conte Gustavo 1920-2015; Cabria Sergio 1934-2016; Cabria Ercole 1914-1989; Masoero Luigi 1907-1995; Coadiutori: Frascarolo Francesco 1851-1889; Amisano Valentino 1902-1986. Questo elenco e quello delle FMA sono esposti nella Chiesa di San Siro in San Salvatore nel piccolo museo “Salesianità a San Salvatore” a cura delle Ex Allieve salesiane di San Salvatore che qui ringrazio.
Figlie di Maria Ausiliatrice: Bensi Carolina 1852- 1916, accettata come postulante a Mornese da Madre Maria Domenica Mazzarello nel 1876; Frascarolo Albina 1854-1879; Rossi Maria Cristina 1863-1940 ; Rossi Angela 1869-1891; Rossi Luigia 1883-1956; Frascarolo Modesta 1885-1973; Rossi Maria Filomena 1885-1967; Ferrero Primina 1886-1975; Spriano Maria 1887-1964; Rossi Giuseppina 1887-1979; Tizzani Maria Albina 1887- 1972; Morano Maria 1889-1974; Rifaldi Albina 1890-1976; Cerriana Pierina 1891- 1970; Rossi Virginia 1891-1941; Camurati Edvige 1892- 1941; Mirabelli Carolina 1893-1919; Ferrero Tersilla 1893-1973; Ferrero Teresa 1897-1980; Camurati Santina 1897- 1971; Casolati Natalina 1897-1977; Calcia Maria 1901-1982; Bava Emilia 1902-1986; Spriano Valentina 1906 -1987; Cabria Irma 1909 -2006; Ferrero Adelaide 1910-2003; Raiteri Rosa 1910-1998; Spriano Luigia 1913- 1996; Camurati Lucia 1914-2005; Spriano Lucia 1915- 1997; Milanese Anna 1916-2006; Prato Luigia 1917-1995; Rossi Quinta 1919-2008; Torti Adele 1919-1994; Pistone Maria 1920 -1996; Calcia Luigina 1925-2010; Porzio Anna 1926-2011; Raiteri Luigina 1927-2020; Mazzucco Eugenia 1928-2018; Barberis Liliana 1929-2011; Torti Lucia 1934-2012; Viventi: Rota Marisa 1934; Caroglio Sara 1987.
[9] Era l’ottava spedizione missionaria.
[10] Giacomo Costamagna, 1846-1921. Primo missionario salesiano a giungere tra gli indigeni dell’Ecuador. Conobbe Don Bosco a 12 anni, quando venne inviato a studiare a Torino, ordinato sacerdote nel 1868; dopo essere stato Direttore spirituale delle Figlie di Maria Ausiliatrice a Mornese, venne incaricato di guidare la terza Spedizione Missionaria Salesiana, che nel 1877 portò a Buenos Aires 17 salesiani e sei FMA, tra cui suor Angela Vallese, grande missionaria nella Terra del Fuoco. Dopo molte peripezie, e con l’incoraggiamento e l’insistenza di Don Bosco, don Costamagna il 17 aprile 1879 partì per la Patagonia, accompagnando la spedizione del generale Julio Argentino Roca nel “deserto”, e amministrando numerosi battesimi. Nel 1890 don Rua lo chiamò in Italia per guidare una nuova spedizione missionaria. Venne consacrato vescovo a Torino il 23 maggio del 1895. L’11 giugno 1914 fece il suo definitivo ingresso a Mendez y Gualaquiza (Ecuador). A metà del 1918, sentendo la sua salute declinare, presentò le sue dimissioni alla Santa Sede e tornò in Argentina; spese i suoi ultimi anni nella casa di formazione di Bernal, dove morì il 9 settembre 1921.
[11] Domenico Milanesio, 1843-1922. Decano dei missionari salesiani in terra argentina. La parrocchia della Mater Misericordiae alla Boca del Riachuelo fu il suo primo campo di lavoro. In un attentato fu gravemente ferito, imperterrito continuò la sua missione; fu poi il primo parroco di Viedma, si dedicò all’esplorazione dei territori indigeni ed alla conversione degli indii. Battezzò Ceferino Namuncura figlio del cacique Manuel e facilitò la resa dello stesso alle autorità governative di Buenos Aires. Fu autore di pregevoli lavori sulla cultura e lingua dei mapuches.
[12] I salesiani arrivarono a Paisandù nel 1881, nel 1883 iniziarono il collegio N.S. del Rosario, poi nel 1890 il collegio-convitto Don Bosco. Il P. Allavena fu il primo parroco salesiano e il primo direttore del collegio.
[13] León Federico Aneiros chiamò i salesiani in Argentina, fu vescovo di Buenos Aires dal 1873 al 1894.
Giovanni Cagliero 1838-1926; don Bosco lo ricevette nell’Oratorio a 13 anni nel 1851, sacerdote nel 1862, iniziò la missione in Argentina nel 1875, nel 1884 fu consacrato vescovo, personaggio fondamentale nella storia salesiana e argentina, poi cardinale, riposa nella cattedrale di Viedma.
Michele Borghino 1855-1929. Sacerdote nel 1879. Fondò la casa di Niterói in Brasile. Per il suo carattere cfr. Desramaut (2009): “Giovane direttore in Uruguay, predicava ai confratelli la dolcezza e la mansuetudine di san Francesco di Sales e di don Bosco, ma aveva fama meritata di agire in senso contrario. Vide un giorno arrivare da Torino un pacco postale, il cui indirizzo era chiaramente scritto dalla mano di don Rua. Lo apri e vi trovò un vasetto di miele con un biglietto: “Ecco, mio caro don Borghino, prenderai un cucchiaio di miele tutte le mattine, don Rua”. Don Borghino sarà un superiore energico, ma tutto sommato, un buon salesiano”. A Bahía Blanca, si distinse per i soccorsi prestati agli alluvionati nell’anno 1899. Nel 1902 fu inviato negli Stati Uniti come vice ispettore a San Francisco e New York, poi ancora a Rio de Janeiro, tornato in Italia per la beatificazione di don Bosco morì a Torino nel 1929.
Giuseppe Maria Brentana 1870-1944. Nel novembre 1889 fece parte della XVII spedizione missionaria, fu dapprima a Paysandù, poi a Bahía Blanca dove, prezioso collaboratore del parroco, intratteneva i bambini con il teatrino delle marionette cui faceva seguire il catechismo. Nel 1895 mons. Cagliero gli conferì gli ordini sacri. A Viedma venne incaricato del Seminario, viaggiò attraverso tutta la Patagonia con il rosario fra le mani predicando e ammaestrando sempre allegro e gioviale. Morì nell’Ospedale salesiano ”S. José” a Viedma nel 1944.
Carlo Rossetti 1864-1921. Coadiutore salesiano. Trascorse la sua vita nel collegio Don Bosco di Bahía Blanca sempre attento e disponibile a tutte le necessità della comunità. Fu autore della “Cronica” degli anni di sua permanenza nella città. Venne a mancare all’Ospedale di Viedma nel 1921 amorevolmente assistito dai confratelli Artemide Zatti e Augusto Rebola.
[14] La prima S. Messa celebrata a Bahía fu officiata su un altare da campo la prima domenica di agosto 1836 da un sacerdote inviato dal Vescovo e dal Governatore Juan Manuel de Rosas.
[15] Erano già presenti altri giornali anticlericale: La Tribuna, El Porteño, El Defensor. In lingua italiano "A Frusta".
[16] Il Circolo, a seguito dell’Enciclica Rerum Novarum del Papa Leone XIII, venne fondato da mons. Cagliero anche nell’intento di contrastare l’attività dei gruppi massonici e socialisti della città. Fu la risposta della chiesa locale alla “questione sociale” che era fortemente presente nel dibattito politico locale.
[17] Cfr. Albera y Gusmano (2000, p. 153).
[18] Don Carlo Cavalli non è quasi mai presente nella memorialistica del tempo, altri sono i protagonisti nella stampa locale e nelle memorie. Don Carlo non era scomparso, era presente. Comesi disimpegnava? Faceva il prete, solo il prete, non aveva le capacità del polemista e predicatore don Borghino, né tanto meno l’animo del curato pronto alla difesa dei propri ideali anche con la forza, semplicemente era il prete in mezzo alla gente. Quale gente? Tutti erano per lui figli di Dio, tutti erano “hombres de Dios”. Il suo ricordo affettuoso lo scrisse il popolo di Bahía Blanca alla sua morte ed alla commemorazione nell’anniversario nel 1918.
[19] Per questo profilo biografico mi sono avvalso di: Beato Artemide Zatti, coadiutore salesiano; Entraigas (1953).
[20] Evasio Garrone, 1861-1911. Entrò nell’Oratorio nell’anno 1878. Compì il servizio militare come assistente del medico nell’ospedale militare in Calabria acquisendo una eccellente pratica infermieristica. Tornò poi all’Oratorio a Torino e nel 1885 fece la sua prima professione nelle mani di don Bosco. Nel 1889 accompagnò mons. Cagliero che ritornava in Patagonia dove avvenne la sua ordinazione sacerdotale. A Viedma si dedicò con tutte le sue forze al servizio degli ammalati iniziando il piccolo “Hospital San José” e la farmacia “San Francisco de Sales”. Ebbe a soffrire molte persecuzioni e violenze da parte dei nemici della religione ma la sua fede e l’aiuto di Maria Ausiliatrice sempre lo salvarono. Il “Padre Dotor”, così lo chiamavano i suoi pazienti ebbe grande fama e dai più lontani luoghi accorrevano a lui per le cure amorevoli e competenti. Ebbe lodi pubbliche anche da parte del Governatore del Rio Negro, interprete del sentimento di tutta la popolazione. Nel 1911, dopo una vita dedicata totalmente al bene del rese la sua bell’anima al Signore. Nel cimitero di Viedma in suo onore venne eretto un monumento.
[21] Fondo. 4. Cavalli, Carlo. Traducción del español del autor.
[22] Bartolomeo Molinari, 1854-1935. Nel 1868 entrò nell’Oratorio a Torino, nel 1876 emise i voti temporanei nelle mani di don Bosco e nel 1882 fu ordinato sacerdote, erano presenti don Bosco, don Barberis e mons. Manacorda. Da Faenza dove era insegnante partì per Genova dove si imbarcò per Buenos Aires nel 1895. A Bernal fu direttore amato e stimato per sette anni. Passò poi al Collegio di S. Nicolas de los Arroyos ed infine a Buenos Aires nel collegio di S. Catalina. A S. Nicolas tornò e festeggiò la sua Messa d’oro nel 1932. Venne a mancare il 31 gennaio 1935 nella festa di don Bosco quasi che il Santo lo avesse chiamato a sé per premiarlo della sua fedeltà ed amore verso la Congregazione.
[23] Fondo. 4. Cavalli, Carlo. Traducción del español del autor.
[24] Fondo. 4. Cavalli, Carlo. Traducción del español y adaptación por parte del autor.